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Torneria Leopoldo Bertoli - Armeno

La torneria Bertoli Leopoldo di Armeno venne fondata nel 1899 come riporta la sesta edizione del catalogo illustrato della ditta.

Leopoldo Bertoli, poco più che giovinetto, dopo aver imparato l’antico mestiere nelle tornerie di Pettenasco alla vigilia del nuovo secolo decise di fondare un proprio stabilimento ad Armeno, sulla strada che portava a Coiromonte. A quel tempo in quella zona sorgevano ben sei mulini alimentati con l’acqua del torrente Ondella, e almeno da due secoli si macinava granturco, segale e noci per produrre farina e olio.

Rapidamente l’attività della torneria cresceva, tanto da impiegare una ventina di operai, che grazie ai torni mossi dall’acqua dell’Ondella producevano mensole, porta abiti, culle, portavasi, girelli, seggioloni e molti altri oggetti. Basta sfogliare il meraviglioso catalogo illustrato per rendersi conto dell’ampio campionario che veniva prodotto giornalmente nella fabbrica.

Gli oggetti prodotti venivano successivamente caricati sui carri per raggiungere la stazione ferroviaria di Orta-Miasino da dove venivano spediti in varie parti d’Italia, Veneto e Trentino in particolare.

Nel 1913 la ditta Bertoli aveva partecipato all’Esposizione Internazionale dell’Industria e dell’artigianato di Milano, ottenendo una medaglia d’oro: pochi anni più tardi Leopoldo decise di partecipare anche alla fiera di Bari. Nel 1922 una grossa turbina in ghisa sostituì definitivamente il vecchio mulino e la produzione continuò ad aumentare.

Riconosciuto da tutti come persona laboriosa ed onesta, Leopoldo Bertoli ricoprì ad Armeno anche la carica di Presidente della Società di Mutuo Soccorso. Sposatosi nel 1910 con Teresa Pizzi di Armeno, dal matrimonio nacquero quattro figli: Battista, Savina, Quintina e Maria Paola che morì ancora bambina in seguito ad una banale caduta.

Nel 1941, presso la torneria cominciò a lavorare come aiutante Giovanni Battista Cereda, che si innamorò della figlia di Leopoldo, Savina. Savina era maestra a Coiromonte e il padre inviava proprio ad accompagnarla nel lungo tragitto da effettuarsi tutti i giorni a piedi, Giovanni Battista: ma il tragitto fu “galeotto” ed i due malgrado la differenza di età, si sposarono.

Nel 1964, alla morte di Leopoldo, Giovanni Battista rilevò l’attività e proseguì da solo nella produzione in legno. Certo il lavoro non era più quello di un tempo, con l’avvento della plastica, gli operai se n’erano tutti andati e la fabbrica rimaneva grande e vuota.

Tuttavia Giovanni Battista continuò ancora per molti anni a muovere i torni che hanno prodotto migliaia di oggetti artigianali.

Oggi la torneria è rimasta pressoché intatta, con le sue pulegge collegate con grosse cinghie di cuoio e i mucchi di trucioli a terra, grazie alla sensibilità della figlia di Giovanni Battista e Savina, Maria Grazia.

 

Clicca sul catalogo per consultarlo

Vedi la videointervista a Battista Cereda registrata il 4 maggio 2008 presso la torneria

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